Lunedì 25 giugno. Oggi ce la prendiamo con tutta calma, dopotutto dobbiamo percorrere solo 160 chilometri (moltiplicati per 2, poiché c’è anche il ritorno). Non ci sembra vero concederci di stare a letto fino alle 8.15. Un vero lusso, come la colazione in abiti “civili”.
Farà freddino lassù, quindi ci bardiamo a dovere e, per non sbagliare, nel bauletto trovano posto anche le giacche antipioggia. Non si sa mai. La prima parte del percorso, verso est, è un po’ monotona, ma non appena arriviamo al mare tutto cambia. La corrente del corso d’acqua che dall’entroterra sfocia nel mare si scontra con quella che arriva dal largo, creando una serie di gorghi che catturano lo sguardo. Inizia l’avvicinamento a Capo Nord. Siamo emozionati e curiosi. Io ci sono già stata una ventina d’anni fa con un viaggio organizzato, ma questa è tutta un’altra esperienza e dalla moto si hanno percezioni molto più forti rispetto a un pullman granturismo.
Lungo il primo tratto di costa non incontriamo nessuno e possiamo ammirare il panorama, così simile per chilometri eppure sempre diverso. Anche qui notiamo case isolate sulla costa, alcune anche molto belle e grandi, qualcuna affacciata su piccole baie dove le acque sono di un blu e un verde intenso. Alle loro spalle, dai rilievi scendono piccoli torrenti che si gettano nel mare. Inizia la parte rocciosa, che vede una certa alternanza di formazioni lamellari, che ricordano enormi risme di carta appoggiate l’una sull’altra, e grandi massi, in qualche caso pericolanti. Incrociamo una “carovana” di camper italiani che sta scendendo… ci fa pensare alle spedizioni di “Overland”. Noi giriamo da soli, ma deve essere bello fare un viaggio come questo con un gruppo affiatato. Inizia a soffiare il vento che increspa la superficie del mare e noi abbiamo tutto il lato destro infreddolito dall’aria mentre iniziamo a salire sull’altopiano dove, tra stagni e torbiere, vediamo le renne al pascolo.
A un centinaio di metri dal centro visitatori c’è la barriera: 235 corone a testa per accedere all’area, in qualunque modo uno arrivi. Non è certo a buon mercato, ma se sei venuto fin qui, metti mano al portafogli. È mezzogiorno e non c’è quasi nessuno. Lo so, siamo in un luogo famoso per il sole di mezzanotte e per quello siamo in anticipo (o in ritardo) di 12 ore, ma per Roberto l’importante era raggiungere Capo Nord in moto, non importa a che ora. Qualche foto ricordo, incontriamo un francese che ci chiede se siamo motociclisti italiani e dice che qualche giorno fa eravamo sullo stesso traghetto (ma ne abbiamo presi talmente tanti!). Sotto il famoso mappamondo, ci fa una delle pochissime foto che ci ritrae insieme. La mia dolce metà odia chiedere a qualcuno di scattarci una foto, quindi nei nostri scatti o c’è lui, o ci sono io.
Inizia ad arrivare gente: sono i pullman che portano i turisti della Hurtigruten. Decidiamo che è il momento di rimetterci in sella. Noi il nostro Capo Nord ce lo siamo vissuto in tutta tranquillità, e così lo vogliamo ricordare. Abbiamo raggiunto la meta, e siamo alla metà del viaggio. Ora inizia la discesa.