Un tuffo nel passato

28 04 2014

Labro 4Amo molto i piccoli borghi, quelli che tanto spesso paiono sospesi nel tempo. Si tratta per lo più di piccole gemme incastonate in ambienti naturali e in aree poco visitate, al di fuori degli itinerari più battuti e probabilmente proprio per questo sono rimasti quasi intatti. Forse anche troppo.

Qualche lustro fa un’amica mi ha fatto scoprire Labro, in provincia di Rieti.Lago di Piediluco da Labro È stato amore a prima vista! Labro è un piccolo comune situato in posizione invidiabile su una collina da cui dominava la via che collegava Leonessa alla conca di Terni incastonato nell’incantevole paesaggio plasmato dai Monti Reatini e dal lago di Piediluco, dal quale si può ammirare la bella rocca trecentesca di Labro. Avvicinandosi, sembra quasi di entrare in un presepe. Naturalmente, i moderni veicoli motorizzati restano fuori dLabro vicoloal borgo. Oltrepassando la sua porta si entra in una dimensione nella quale il tempo sembra essersi fermato… Se poi lo si visita in “bassa stagione”, ci si immerge totalmente nella sua atmosfera quasi fiabesca, benché la sua storia ultramillenaria sia piuttosto movimentata. In breve: nel 956 Ottone I di Germania concesse il borgo di Labro ad Aldobrandino de’ Nobili. Nei secoli questo territorio fu molto conteso per la posizione strategica tra il territorio dell’Impero e del Papato e Labro fece da sfondo a numerose battaglie. Nel 1575, Girolamo de’ Nobili sposò Virginia Vitelleschi, l’ultima discendente di questa nobile famiglia dando vita ai de’ Nobili-Vitelleschi. Ma la storia del castello è molto più interessante se a raccontarla sono i loro discendenti, ancora oggi proprietari del castello.

Le tre porte di LabroAggirandosi tra i vicoli a gradoni del paese così ordinato e ben tenuto non si sospetta che Labro, come tanti paesi, nel secondo dopoguerra rischiò il quasi totale abbandono da parte dei suoi abitanti, attratti dalle prospettive di una vita meno faticosa nei centri urbani. La salvezza del borgo si deve a Giovanna Nobili Vitelleschi e al marito Aimeé Vercuisse, belga. Durante un viaggio in Italia, la coppia fece conoscere il paese d’origine di Giovanna a un gruppo di belgi che se ne innamorarono tanto da acquistare numerose case che fecero restaurare con grande passione dall’architetto Ivan Van Mossevele. Labro 3La cura per i dettagli e l’utilizzo di materiali originali conferisce a questo borgo un’atmosfera autentica e magica, tanto che molte coppie lo scelgono per far da sfondo al proprio ricevimento di nozze. Qualche bottega e negozio di artigianato lungo le sue vie, i gatti seduti sui davanzali delle finestre mentre osservano incuriositi qualche turista che passeggia e scatta fotografie a scorci da libro illustrato… Un piacevole tuffo nel passato, anche nel mio.





Nell’Appennino tra tre regioni

24 03 2014

La mattina è splendida e il piacere di restare accoccolati sotto il piumone mentre si vede il sole che si alza dietro le Alba a Borgo Val di Taromontagne è un lusso che apprezziamo moltissimo.  Alla Casa delle erbe la colazione si fa a base di pane, biscotti, torte e marmellate fatte in casa e ha un sapore d’altri tempi. Ci prepariamo con calma per il programma che da Borgo Val di Taro prevede di salire al passo cento croci e spostarci in Liguria, poi è ancora solo abbozzato. Intanto indossiamo il costume sotto l’abbigliamento da moto, perché l’idea è quella di fermarci un po’ al mare, tempo permettendo. Lungo la strada che porta al passo non incontriamo praticamente nessuno ma vediamo ancora qualche traccia di neve e solo quando superiamo il crinale troviamo qualche capo di bestiame pascolare placido tra i prati verdi e un paio di motociclisti che consultano la cartina.

P050102_162602Ce la prendiamo con comodo. È una strada che abbiamo già percorso e non abbiamo fretta. Il paesaggio cambia continuamente e ci godiamo il tiepido sole. Varese Ligure è sempre una meta piacevole con la sua incantevole piazza, ma questa volta non ci fermiamo e continuiamo a scendere passando per Castiglione Chiavarese, Casarza Ligure per puntare verso la spiaggia di Riva Trigoso, vecchio borgo di pescatori che affaccia su una piccola baia e vanta una spiaggia insolitamente vasta per la Liguria. Non ci torniamo da un po’, dopo una vita di vacanze al mare per Roberto e oltre un decennio anche per me, ma tutto sommato non è cambiata più di tanto, fatta eccezione per il cantierino ormai scomparso.

L’acqua è limpida e invitante, qualcuno fa anche il bagno, ma noi ci limitiamo a metterci al sole mentre mangiamo P050102_173642una striscia di focaccia. Impossibile resistere quando si è qui! Quattro chiacchiere con vecchi amici che non vedevamo da tempo, poi ci rivestiamo e torniamo in sella, direzione Gattorna per poi fare il passo della Scoffera. Le piogge recenti però ci rovinano il programma e, causa una frana sulla strada, poco dopo Carasco siamo costretti a deviare verso la val d’Aveto e quindi scendere in Emilia verso Marsaglia e Bobbio, facendo un milione di curve su una strada che non ci piace per niente, non poco dissestata e incassata in una stretta gola quasi sempre in ombra. Il paesaggio brullo non contribuisce certo a rendere il percorso più piacevole. La val Trebbia, per molti quasi mitica, a parte due o tre scorci a me non piace in modo particolare, ma questa volta dobbiamo fare di necessità virtù. Ci rifaremo la prossima volta. Intanto, rientriamo a Milano con un bilancio comunque positivo.





Castelli, casali ed erbe aromatiche

16 03 2014

I castelli del ducato di Parma e Piacenza sono mete che amiamo molto per le nostre escursioni primaverili e autunnali e Roby si è fatto ispirare da un itinerario chiamato “porcini alla griglia”, un nome che è già un programma oltre a una promessa di grandi piaceri culinari.

A Lodi di autostrada ne abbiamo già abbastanza e ci immettiamo sulla statale in direzione Piacenza, quindi verso Parma e all’altezza di Salsomaggiore non resistiamo al richiamo delle colline. Iniziamo improvvisando con

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la speranza di non allungare troppo, come di solito accade. Puntiamo verso Varano de’ Marchesi passando tra vigneti ancora spogli e piccoli agglomerati di case dai nomi legati ad antiche attività artigianali. L’aria profuma di primavera, gli alberi sfoggiano i primi fiori bianchi e rosa pallido e i prati sono verde smeraldo grazie a tutta la pioggia delle ultime settimane.
Passiamo a fianco della torre di Varano de’ Marchesi e proseguiamo per Varano de Melegari, ammirandone il castello che domina il paesaggio. Dopo pochi chilometri lasciamo la statale per dirigerci verso il vecchio borgo di Roccalanzona: una tipica chiesa di paese, poche case in pietra, un forno esterno per il pane, i resti della rocca, un caseificio a gestione famigliare (che non abbiamo trovato) e la trattoria “da Sincero” da cui giunge un profumo invitante. Ma è un po’ troppo presto per il pranzo, quindi si torna in sella. Attraversiamo S. Andrea Bagni, che come tutte le località termali sfoggia belle ville e numerosi alberghi, per raggiungere Viazzano dove restiamo Imagefolgorati dalla vista di una casa con una grande loggia, un edificio del Cinquecento non più abitato da tempo che emana un fascino irresistibile e lascia immaginare un passato quantomeno interessante. Alle sue spalle sorge il borgo antico con le strade lastricate e deserte dove mi “perdo” per qualche minuto nella tranquillità che aleggia tra spesse mura in pietra, dietro le quali sicuramente si celano anche dimore restaurate con cura.

Costeggiamo per un po’ il fiume prima di attraversarlo e arrampicarci su una strada che si snoda tra colline verdeggianti e formazioni rocciose che catturano lo sguardo per la loro P050101_190128strana forma e il colore rosso che spicca in mezzo ad esse. Iniziamo a sentire un certo languorino, ma dopo una mezz’ora la speranza di incontrare un bar lungo la strada per mangiare un panino ci abbandona. Ci addentriamo nel fitto bosco, come se ne vedono ancora pochi, e dopo un milione di curve e tratti dove a causa delle recenti frane passa giusto la moto,  scolliniamo e puntiamo verso Prelerna quindi Borgotaro. La strada finalmente diventa più larga e meno tortuosa mentre seguiamo le indicazioni per Borgo di Taro, una località che in me suscita tantissimi ricordi di bambina, quando mio padre tutte le settimane si recava in questa zona per seguire i lavori di costruzione dell’autostrada della Cisa, della quale ha progettato insieme a mio nonno numerose gallerie. E delle volte che, anche negli anni seguenti, riuscivo a convincerlo a portarmi con lui nei suoi sopralluoghi in Toscana.

La nostra meta è ormIMG-20140308-00956ai vicina, ma abbiamo veramente voglia di fermarci un po’… e mangiare qualcosa! Attraversiamo nuovamente il fiume Taro e puntiamo verso il centro del paese, che sfoggia molte belle case. Le strutture dei gazebo con ancora le decorazioni colorate del carnevale catturano la nostra attenzione e ci sediamo a un tavolino del locale “Luca – Cantina Caffè” in Via Piave e chiediamo al simpatico Luca di farci un panino con prosciutto crudo e altri ingredienti a sua scelta: ottimo! In giro non c’è nessuno e ne approfittiamo per fare quattro chiacchiere con lui, ex motociclista convertito alle camminate, che ci racconta di questo inverno piovoso che ha creato gravi danni alle strade della zona.

Torniamo in sella per percorrere i pochi chilometri che ci separano da Campo di Pieve, la nostra destinazione odierna. Seguiamo il suggerimento di  “fare 4 passi” fino al castello di Compiano, uno dei borghi più belli d’Italia, prima di immergerci in una vasca da bagno colma di acqua profumata con l’olio di lavanda preparato dalla proprietaria del B&B, quindi gustare un’ottima cena vegetariana e fermarci a parlare lungamente con il proprietario che ci racconta un po’ la sua vita, un po’ le storie e leggende legate a questi luoghi. Si è fatto tardi ed è ora di andare a letto. Lontani dall’inquinamento luminoso, alzando gli occhi ammiriamo uno stupendo cielo terso costellato di stelle che noi milanesi non siamo abituati a vedere così luminose. Uno spettacolo che non mi stanco mai di guardare e che mi infonde una sensazione di pace.





Dolomiti di Zoldo: Su’n Paradis tra neve e fiaccole

6 02 2014

IMG-20140117-00638Ci sono sere che restano particolarmente nel cuore e non sono necessariamente di momenti passati con la propria dolce metà. Per me una di queste è quella trascorsa al rifugio Su’n Paradis con i compagni e gli organizzatori del blogtour in Val di Zoldo. La neve copiosa caduta durante la notte e la giornata che sta volgendo al termine ha rivestito tutto di uno spesso manto candido rendendo il paesaggio fatato… e la ciaspolata fino al rifugio Carestiato un po’ stancante, pertanto concordiamo di modificare il programma. Saliamo in cabinovia da Pecol a Pian del Crép  e poi, invece di fare un’altra breve ciaspolata per raggiungere la nostra meta, optiamo invece per percorrere l’ultimo tratto a bordo del gatto delle nevi, servizio offerto dal simpatico gestore del rifugio.

IMG-20140117-00636Ci uniamo agli sciatori che attendono trepidanti l’apertura serale dell’impianto per scendere sulle 2 piste ben battute e ci godiamo la risalita passando tra gli alberi che regalano qualche scorcio sugli invitanti pendii classificati rosso (Cristelin) e nero (Foppe) – senza alcun riferimento calcistico. Anch’io sono in tuta da sci, mi sono portata gli scarponi e ho noleggiato gli sci perché per niente al mondo avrei rinunciato alla possibilità di farmi una bella discesa – la prima della stagione – per riguadagnare la valle. Giunti in vetta, dopo qualche minuto di attesa sotto grandi fiocchi di neve vediamo avvicinarsi le luci del gatto guidato da Diego che, come uno steward provetto, posiziona la scaletta per farci salire e IMG-20140117-00653quando tutti sono a bordo, si rimette nei panni del capitano e va ai comandi: si parte! Anche un bel giro su questo mezzo durante una fitta nevicata notturna lungo un bella pista tra i boschi ha il suo fascino e noi entriamo subito nell’atmosfera della serata. Niente però ci ha preparato all’immagine che si presenta ai nostri occhi: all’esterno il Su’n Paradis imbiancato è illuminato dalle fiaccole che bruciano tra la neve alta. Sembra davvero di essere in una fiaba. Chissà cosa ci attende all’interno! Attraversiamo gli ambienti ampi e accoglienti del rifugio per andare nella Stube dove un lungo tavolo è stato apparecchiato con grande cura. Dopo qualche minuto di “scatto selvaggio” prendiamo posto per gustare un’ottima cena a base di prodotti biologici e a chilometro zero preparata dalla bravissima Lucietta.

IMG-20140117-00672Buon cibo, buon vino e buona compagnia: le chiacchiere fluiscono facilmente e la serata trascorre forse troppo velocemente, come del resto sempre accade quando si sta bene e si è rilassati. Alzando lo sguardo scopro un particolare “intrigante”: due cupole trasparenti poste sul soffitto che, se durante il giorno illuminano la sala, la sera offrono uno scorcio sul cielo stellato. Ma non è il caso di questa sera. Dobbiamo affrettarci perché alle 11 scatta l’ora X: l’impianto chiude e non si può più scendere. Il “gattone” delle nevi ci riporta in vetta e chi ha sci e scarponi si prepara per la discesa, mentre gli altri tornano a valle in cabinovia… Non hanno idea di cosa si perdono!

IMG-20140117-00680Tanta bella neve, piste praticamente deserte e perfettamente illuminate: cosa posso desiderare di più? Forse fare qualche altra discesa. Ma poiché “chi si accontenta gode”, mi gusto appieno il piacere di disegnare le mie prime curve della stagione sul pendio candido. Come tutte le cose belle, anche questa sciata finisce troppo velocemente ed è già ora di tornare in albergo. Arrivederci Pecol.  Dolomiti di Zoldo , alla prossima!





Un’immersione con gli scarponi in Val di Zoldo tra coralli e dinosauri

26 01 2014

Recentemente ho partecipato al mio primo blog tour: un avvincente viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta della Val di Zoldo e le sue tradizioni. E parlando di tempo, è stata l’occasione per fare un bel viaggio di famiglia, come non accadeva da molto.

Il monte Pelmo

Il monte Pelmo

Forno di Zoldo ci ha accolto con un timido sole che ci ha permesso di ammirare, anche se solo per poche ore, le splendide Dolomiti di Zoldo, talmente uniche che nel 2009 hanno meritato di essere iscritte al Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Scaricati i bagagli e disfatte le borse nelle nostre accoglienti camere dell’Hotel Garnì Posta, abbiamo seguito il suggerimento di Italo, proprietario dell’albergo, e siamo andati al passo Staulanza per godere fino in fondo dei bei panorami dolomitici poiché le previsioni promettevano (tanta) neve per il giorno seguente.
Così ho fatto conoscenza con il monte Civetta e sono rimasta affascinata dal monte Pelmo, custodi di “un mare di segreti”,

Emiliano spiega che siamo circondati dal mare

Emiliano spiega che siamo circondati dal mare

parte dei quali svelati il giorno seguente durante la ciaspolata in compagnia degli altri blogger e guidata da Emiliano Oddone, geologo che ha studiato a lungo questo territorio e ne narra l’evoluzione con una passione coinvolgente. È lui che durante una fitta nevicata, mentre affondiamo le “ciaspe” nella neve fresca per raggiungere il rifugio Carestiato sul Col dei Pass, ci racconta che 300 milioni di anni fa questo territorio era un tutt’uno con l’Africa e si trovava a latitudini equatoriali. Il distacco e la deriva dei continenti hanno provocato immensi cambiamenti: da montagne a pianure attraversate dai fiumi e in seguito ricoperte da un mare profondo dal quale è emerso un arcipelago di isole. In un baleno facciamo un viaggio spazio-temporale che farebbe sfigurare i protagonisti di “Star Trek” e ci ritroviamo circa 230 milioni di anni fa: la neve scompare per lasciare spazio a un meraviglioso mare tropicale ricco di barriere coralline e di isole. Il viaggio continua e dopo alcui milioni di anni questo territorio è divenuto irriconoscibile ed è abitato dei dinosauri. Torniamo nel presente e, causa visibilità praticamente nulla, non possiamo distinguere le tracce di quel passato che pure sarebbero evidenti a chi sa dove volgere lo sguardo. Pazienza.

Verso il Col dei Pass

Verso il Col dei Pass

Proseguiamo la nostra ciaspolata fino al rifugio all’esterno del quale ci accoglie un simpatico cane. Via le “ciaspe”, entriamo per toglierci di dosso le giacche così bagnate che, quando le avviciniamo alla stufa, dal tessuto si sollevano nuvole di vapore. Il profumo del pane fatto in casa e la vista dei salumi e dei formaggi locali presentati adorni di fiori colorati e commestibili sono un invito irresistibile, e non abbiamo ancora visto tutto quello che ancora hanno preparato per noi! Meno male che dopo la presentazione di Emiliano che coinvolge tutti quanti dobbiamo ripercorrere il sentiero in senso inverso e magari qualcosa smaltiamo.
Una giornata memorabile e vissuta intensamente attraverso tutti i sensi, con la mia prima ciaspolata in assoluto poiché, quando c’è tutta questa splendida neve, la mia preferenza va comunque a una bella discesa con gli sci di prima mattina, quando ancora nessuno ha lasciato le sue tracce sulla pista candida. Ma questa “immersione con gli scarponi” è stata un’esperienza davvero bella, che rifarei (assicurandomi di essere precedeuta da un certo numero di persone affinchè le ciaspe non affondino nella neve fresca) e che senza alcun dubbio consiglierei a chi ama la montagna e la natura.





Un´estate al mare nella Germania del Nord

9 08 2013

Incantevoli località balneari, atmosfera marittima e isole idilliache…
Desiderate un po´ di relax in uno “Strandkorb”, guardare i gabbiani che volano sull´acqua e osservare il mare che, attraversato da bianche vele, si fonde con il cielo? Allora la vostra meta ideale non può che essere la Germania settentrionale, in una delle località balneari sul Mare del Nord o sul Baltico.

Se la vista del mare blu e di lunghe spiagge candide farebbe pensare a qualche meta esotica, davanti a uno “Strandkorb” non ci sono dubbi: siamo in Germania!

La spiaggia di Travemünde con itipici Strandkorb.  (c) LTM_Bernd Schmidt

La spiaggia di Travemünde con itipici Strandkorb. (c) LTM_Bernd Schmidt

Lo “Strandkorb” è un po´ l´equivalente tedesco dell´ombrellone con la sdraio. Ma come mai è così diverso da tutto ciò a cui siamo abituati? La spiegazione è molto semplice: la nobildonna Elfriede von Maltzahn era solita trascorrere le sue vacanze sulle spiagge del mar Baltico, ma con l´avanzare dell´età e i reumatismi, passeggiare sulla sabbia non era proprio l´ideale. Nel 1882 si rivolse quindi a un mastro cestaio, tale Wilhelm Bartelmann, al quale chiese di trovare una soluzione al suo problema: trascorre ore sulla sabbia, comodamente seduta e al riparo dal vento e dai raggi solari troppo forti. Bartelmann accettò questa “sfida” e ideò il primo “Strandkorb”, una speciale poltroncina da spiaggia con tettuccio reclinabile. Il successo fu immediato!
Oggi le spiagge tedesche sono costellate da centinaia di queste poltroncine. Osservandone la forma, se ne riconosce la provenienza: se è arrotondata e arcuata, arriva dalla costa baltica, mentre la forma squadrata è tipica del Mare del Nord. Ma il bello dello “Strandkorb” è che consente anche un minimo di intimità per il sonnellino pomeridiano dei bimbi o, perché no, per ammirare un romantico tramonto in dolce compagnia. Inoltre, sta benissimo anche nel giardino di casa. Desiderate acquistarne uno? Nella manifattura di “Strandkorb” di Willi Trautmann sull’isola di Sylt si producono a mano questi pregiati pezzi d’arredo da quasi 60 anni.
Ma non tutti sono tipi da spiaggia. In questo caso, cosa fare? A dire il vero, non c´è che l´imbarazzo della scelta: il Wattenmeer, quella striscia di fondale che rimane scoperta con la bassa marea, consente di fare incantevoli passeggiate guidate durante le quali scoprire anche tantissime curiose informazioni su questo habitat così particolare, e soprattutto sui suoi abitanti.
Tramonto sul Wattenmeer

Tramonto sul Wattenmeer

Il Parco Nazionale Wattenmeer dello Schleswig-Holstein è un´oasi naturalistica per uccelli in via di estinzione, che vengono qui a covare. Le escursioni proposte sono tantissime, tra cui una gita in barca a Friedrichskoog, dove è possibile osservare dal mare colonie di foche nelle loro divertenti attività. Nel Parco Nazionale Wattenmeer della Bassa Sassonia, sull´isola frisone orientale di Borkum si possono invece visitare la nave-faro e vedere uno scheletro di balena intero.
I cutter per la pesca dei gamberetti sono l´emblema di Greetsiel. Il porto storico ne è sempre pieno e, i più mattinieri, possono svegliarsi presto, andare ad acquistare il pesce appena pescato e, sul molo, sgusciarsi i gamberetti che, mangiati così, hanno tutto un altro sapore!
I fari sono un elemento caratteristico delle coste, e quelle tedesche sono costellate da queste costruzioni spesso dipinte a righe bianche e rosse. Molte coppie d’innamorati scelgono di scambiarsi il fatidico sì proprio in queste strutture così affascinanti e particolari. Se il matrimonio non rientra nei vostri programmi, in alcuni fari si può anche pernottare.
I fari: ovunque sulle coste del Nord. © Sylt Marketing_Ellenbogen_List

I fari: ovunque sulle coste del Nord. © Sylt Marketing_Ellenbogen_List

Chi opta per il Roter Sand, nei pressi di Bremerhaven, dopo una traversata un po´avventurosa si troverà senza corrente e segnale del telefonino: proprio come i guardiani del faro di un tempo!
Tra le caratteristiche delle località balneari baltiche ci sono i lunghi pontili che protendono sul mare anche per centinaia di metri e che, ogni anno in estate, ospitano allegre feste. Molto particolare è quella che si svolge alla fine di luglio a Sellin, sull´Isola di Rügen. Qui, il pontile di 340 metri nel 1998 è stato ricostruito in legno secondo il modello originale.
Se siete amanti o semplicemente affascinati dai velieri, non potete perdere l´appuntamento con la famosa Hanse Sail,
Velieri alla Hansesail. Archiv Hansesail lutz zimmermann

Velieri alla Hansesail. Archiv Hansesail lutz zimmermann

che si svolge a Rostock nella prima metà di agosto (quest’anno: 8-11 agosto 2013): un´occasione straordinaria per ammirare antichi velieri e partecipare a una grande festa.
Nella Germania settentrionale, si possono fare vacanze letteralmente sull´acqua anche nella splendida regione dei laghi del Meclemburgo che, con oltre 1000 laghi interconnessi, ben si presta per trascorrere emozionanti vacanze in houseboat circondati da paesaggi incantevoli e sempre diversi.
Se non avete la vostra bici, potete sempre noleggiarne una in loco per approfittare dei fantastici sentieri ciclabili nella regione dei laghi, per avere una visuale del panorama dalla terraferma e visitare i paesi e le cittadine che non sempre magari consentono l´attracco.
Anche la fascia costiera vera e propria offre infinite possibilità di essere scoperta sulle due ruote, seguendo il proprio ritmo, fermandosi sugli argini per godersi il panorama. I cicloturisiti “fatti e finiti” possono scegliere di viaggiare lungo i percorsi più noti, come quello del Mar Baltico che si snoda per 1095 km tra Flensburg e Ahlbeck/Usedom, solo a tratti collinoso e adatto anche ai bambini. Dimezzando le distanze, si può optare per il percorso Amburgo-Sassintz/Rügen, passando per Lubecca: solo 520 km, anche questi adatti anche ai più piccoli. Anche il Mare del Nord propone magnifici itinerari tra i prati salati e gli argini, per ammirare panorami mozzafiato da punti altrimenti difficilmente raggiungibili.

Per saperne di più, visita il sito http://www.germany.travel





Di nuovo on the road!

16 07 2013

Dopo poco più di un anno, siamo nuovamente on the road con la nostra moto per un viaggio che ci porterà in Francia, Inghilterra, Belgio e Germania.
Oggi la partenza per una mini tappa iniziale, dato che con la primavera che abbiamo avuto, non abbiamo fatto il solito “rodaggio”. Siamo pertanto arrivati a fino a VicenoViceno, nucleo abitativo (così dice Internet) a una decina di chilometri da Crodo, ai piedi del monte Giove. Un Giove che, a giudicare dai nuvoloni neri che in un batter d’occhio hanno oscurato il cielo, sta preparandosi a scagliare fulmini e saette. Pomeriggio di tutto relax per prepararci alla tappa di domani, che come spesso accade quando viaggiamo in montagna, molto probabilmente ci riserverà un po’ di pioggia. Le giacche impermeabili sono già pronte all’uso, macchina fotografica e cinepresa a portata di mano e… noi abbiamo tanta voglia di scoprire posti nuovi e rivisitare qualche “vecchia conoscenza” che ha lasciato il segno. Ma ormai lo sappiamo: rivisitare luoghi conosciuti riserva sempre tante sorprese poiché ci si può focalizzare su elementi nuovi e diversi. E a noi piace anche così.





A zonzo tra le provinciali dell’Oltrepò pavese

28 10 2012

Le giornate di metà autunno soleggiate e dal clima relativamente mite sembrano fatte apposta per fare una gita in moto e qualche giorno fa ne abbiamo approfittato per andare a zonzo lungo le provinciali e scoprire luoghi poco conosciuti dell’Oltrepò pavese.

Il traffico scarso permette di ammirare i panorami che, incantevoli e rilassanti seppur un po’ velati da una leggera foschia, si svelano ai nostri occhi. Poco dopo Rivanazzano decidiamo di lasciare la statale 461 che porta verso Varzi e il Penice e svoltiamo per Nazzano. Su questa strada piuttosto stretta e non proprio ben tenuta oltre a noi c’è qualche appassionato di motocross che si dedica alla “vestizione” tra le piante prima di salire in sella. Immerse tra i boschi scorgiamo alcune splendide ville, ma la strada, umida e resa scivolosa dalle foglie e dalla sabbia non permette distrazioni. Dopo un po’ di sali e scendi tra le colline, superiamo Schizzola e l’indicazione per la trattoria Quaglini, dove abbiamo già avuto modo di gustare un’ottima cucina casalinga. Ma è decisamente troppo presto per pranzo, pertanto proseguiamo e ci ritroviamo a Rocca Susella, dove si è da poco conclusa la 30a sagra della castagna e dei marroni. Anche noi ci lasciamo sedurre da queste delizie di stagione! Non resistiamo infatti alla tentazione di acquistare un bel sacchetto di castagne e una zucca, che ci dicono essere dolcissima, mettiamo il tutto nel bauletto e risaliamo in sella. Lungo la strada che si snoda tra i boschi sono parcheggiate le macchine di chi ha approfittato della bella giornata per andare a castagne, o funghi. Decisamente un’ottima idea!

Uno dei borghi più belli d'ItaliaPuntiamo verso Fortunago, che come ci informa un cartello è “uno dei borghi più belli d’Italia”. Il paese è arroccato su una collina e sembra addormentato. Il municipio è situato in una bella casa in sasso proprio sul cucuzzolo, da dove si imbocca un sentiero ombreggiato che conduce al castello. Il vicino campo giochi per i più piccoli, che in estate immagino pieno di bambini e di allegre risate, ora è deserto, proprio come le strade del borgo. Poco più in alto svetta la chiesa che domina su tutto. Esternamente, lungo il suo lato sinistro c’è un crocefisso e, tutto intorno, dei piatti di terracotta che riportano date e nomi di famiglie del luogo. Alcuni sono davvero vecchi! Le chiese dei paesi mi affascinano, ma poiché il portone è chiuso devo accontentarmi della vista esterna. Pazienza. Però da qui si ammira uno splendido paesaggio ancora verdeggiante, benché ci stiamo avvicinando alla fine di ottobre. I vigneti che ricoprono le colline iniziano appena a tingersi di giallo con qualche tocco di rosso, ma per vedere lo stupendo tripudio di colori e sfumature gialle, arancioni e rosse che caratterizzano l’autunno bisogna aspettare ancora qualche giorno.

La nostra prossima meta è l’abbazia di San Alberto di Butrio, un luogo che ha un che di magico. A pochi chilometri da Valle Nizza, in un punto paesaggisticamente incantevole e protetto da estesi boschi, questo antico luogo di culto risalente all’XI secolo è un piccolo gioiello architettonico che trasmette grande serenità. Oltre a noi c’è qualche visitatore che si sofferma a visitare l’abbazia, ma la maggior parte delle macchine nel parcheggio sono di escursionisti che stanno tornando dai boschi circostanti con i loro sacchetti colmi di castagne. Dopo una visita a questa piccola ma stupenda struttura ci soffermiamo qualche momento nel giardino prima di riprendere la strada che ci riporta alla statale e fare ritorno a Milano, non senza fare una “golosa deviazione”: a Godiasco svoltiamo verso la località Giarone, dove nell’omonima locanda ci godiamo un ottimo e abbondante pranzo a base di prodotti a “chilometro zero” cucinati con grande passione.

Questa incantevole giornata mi fa riflettere: affascinati e sedotti da mete lontane, troppo spesso dimentichiamo che basta spostarsi di poco per visitare luoghi meravigliosi, trascorrere ore rilassanti tra una natura ancora incontaminata e riscoprire antichi sapori di ingredienti genuini che rendono speciali anche i piatti più semplici. Vale decisamente la pena ricordarselo!





Castelli da ammirare e da vivere

18 09 2012

La Germania è costellata di rocche, fortezze e castelli, in rovina, magnificamente restaurati o perfettamente conservati, semplicemente da ammirare, o dove magari trascorrere qualche giorno da favola.

Non è quindi un caso se il castello di Heidelberg è l´attrazione prediletta da chi si reca in Germania. Di fatto si tratta delle rovine del castello, il cui giardino un tempo era lodato come “l´ottava meraviglia del mondo”. Costruito nel XIV secolo come bastione di difesa con torri, nel corso di quattro secoli divenne l´insegna dei principi elettori del Palatinato. La porta di Elisabetta, che introduce nell´”Hortus Palatinus”, il dono di nozze di Enrico V a Elisabetta Stuart, figlia del sovrano inglese Giacomo I, è una dichiarazione d´amore scolpita su pietra. Ammirato dal sentiero dei filosofi, questo castello in rovina è diventato la quintessenza del Romanticismo tedesco.

Completamente diverso e perfettamente conservato è il castello di Neuschwanstein, nei pressi di Füssen (Baviera), voluto da Ludwig II, che qui si rifugiava in un mondo fatto di saghe e leggende. La struttura che svetta verso il cielo sorge sulle rovine di una vecchia rocca. Il castello, fonte d´ispirazione anche per i cartoni animati di Walt Disney, è la realizzazione del sogno di Ludwig: una complessa struttura “nel vero stile delle antiche fortezze tedesche”, in parte ispirata alla Wartburg di Eisenach, considerato simbolo di germanicità. Se la sala dei cantori e quella del trono incantano il visitatore, anche la visita alle cucine riserva incredibili sorprese e soluzioni a dir poco pionieristiche.

Restando a sud, il piccolo castello Weitenburg a Starzach (Baden-Württemberg) sorge in posizione fantastica, arroccato su una collina che domina la valle del Neckar tra la Foresta Nera e il Giura Svevo. Costruito come rocca fortificata nel 1062, nei secoli fu trasformato in una residenza formata da tre ali nelle quali si riconoscono elementi rinascimentali, barocchi e neogotici. Di proprietà di cavalieri predoni, pii monaci e anche del duca di Württemberg, nel 1720 fu acquistato dal barone Rupert Rassler von Gamerschwang e ancora oggi è proprietà della famiglia, che lo ha trasformato in un accogliente albergo e ristorante nelle cui sale si respira la storia. Vi è anche una piccola cappella, scelta da molte coppie per celebrare romantici matrimoni. Spesso è il barone in persona ad accogliere gli ospiti che giungono al castello e, con un pizzico di fortuna, ad accompagnarli nella stupenda camera nella torre.

Di castelli abbonda anche il nord della Germania. Il castello di caccia di Granitz      (Meclemburgo-Pomerania) sorge sul monte Tempelberg di Rügen, circondato da antichi faggeti del fiume Granitz. Verso la metà del XIX secolo, il principe Guglielmo Malte I di Potbus fece trasformare un antico casino di caccia in un castello in stile classicista, fortificato, con quattro torri angolari rotonde e una torre centrale alta ben 38 m, da cui la vista spazia fino a Usedom. Si dice che questa fu la sua soluzione alla disputa con gli svedesi per il possesso delle terre dell´isola, quando un “gentlemen agreement” disponeva che ognuno avrebbe posseduto tutto quanto era possibile vedere dal terreno di sua proprietà… fu allora che il grande architetto Schinkel progettò la torre centrale con terrazza panoramica.

Molte rocche e manieri in tutto il Paese sono stati recentemente trasformati in ostelli per la gioventù, ad esempio a Diez (Renania Palatinato), dove il bel castello comitale che domina sulla cittadina consente a giovani e famiglie di trascorrere qualche giorno immersi in un´atmosfera d´altri tempi senza spendere cifre da capogiro.





Scoprire la Germania attraverso le sue regioni vinicole

10 09 2012

Anche in Germania si brinda sempre più spesso con un calice di vino. Sebbene l’immagine del Paese sia legata tradizionalmente alla birra, i vini tedeschi conquistano sempre maggiore popolarità e apprezzamento anche oltre i confini nazionali.

Non tutti sanno che in Germania vi sono ben tredici regioni vinicole dove si producono vini e spumanti di ottima qualità: sulle rive dei grandi fiumi come il Reno, la Mosella, l’Elba e il Meno, sulle dolci e soleggiate alture della Foresta Nera attorno a Friburgo, in Franconia e nel Palatinato. Il vino fa anche da traccia per scoprire luoghi e paesaggi di grande fascino, seguendo itinerari particolarmente agevoli come le strade tematiche ad esso dedicate nelle diverse regioni. Strade del vino si snodano ad esempio lungo il fiume Nahe, in Sassonia, o nella regione Saale-Unstrut, la regione vinicola più settentrionale d’Europa, dove la viticoltura riveste un ruolo speciale da oltre un millennio. Come in Toscana, qui i raggi del sole riscaldano i grappoli per un totale di 1.430 ore l´anno. Qualsiasi regione si decida di scoprire attraverso i suoi vini, si attraverseranno affascinanti paesaggi naturali, spesso punteggiati di castelli medioevali come la Valle del Reno, o di caratteristici borghi dalle case a graticcio come la regione della Mosella.

Grazie alla qualità dei vini e al crescente interesse per l’enogastronomia, negli ultimi anni in Germania si è sviluppato un vero e proprio turismo del vino ed è piuttosto semplici trovare validi suggerimenti per una vacanza all’insegna del vino e della cultura enologica. Sono numerose le enoteche, i musei del vino, i castelli e i monasteri circondati da vigneti che, insieme a un buon calice, offrono al visitatore curiosità e ambienti storici di grande interesse. Le cantine Kupferberg a Magonza o quelle del celebrato spumante Rotkäppchen a Freyburg/Unstrut sono mete particolarmente apprezzate dagli appassionati di bollicine.

Le regioni vinicole sono destinazioni che attraggono anche chi ama le attività all’aria aperta, che può optare per escursioni o trekking tra i vigneti a piedi o in bicicletta, magari pernottando presso gli stessi produttori di vino che spesso dispongono di accoglienti camere. Da prendere in considerazione anche i  resort enogastronomici confortevoli quanto alberghi a cinque stelle, con cucina molto raffinata, piscine e Spa per una vacanza all´insegna del piacere, del relax e benessere circondati dal verde.

La Sassonia quest’anno celebra gli 850 anni della viticoltura nella regione con tantissime manifestazioni di grande richiamo. Anche se siamo ormai a fine estate, il calendario è ancora ricco di appuntamenti. Dal 23 al 25 settembre, ci sono la festa d’autunno e del vino a Radebeul e la parata prevista per la festa del vino di Meißen. A fine mese, dal 30 settembre al 2 ottobre avrà luogo a Diesbar-Seußlitz la Federweißermeile, la festa del vino novello; il 29 ottobre, invece, è la volta del festival internazionale Müller-Thurgau. Occasioni da prendere al volo per scoprire un Land ricco di fascino e incredibilmente stimolante dal punto di vista culturale, magari percorrendo la Sächsische Weinstraße, la strada del vino inaugurata nel 1992: 55 chilometri da Pirna attraverso Dresda, Radebeul e Meißen fino ai magnifici villaggi dediti all’enologia nella valle del fiume Elba.

Una giovane generazione di chef rinomati anche oltre i confini tedeschi propone piatti innovativi o tradizionali, spesso rivisitati in una versione più leggera, che si accompagnano splendidamente ai Riesling, Pinot Noir e ai vini regionali. In tutta la Germania si trovano ristoranti citati nelle più prestigiose guide gastronomiche internazionali. Per chi invece ama qualcosa di più rustico ci sono le allegre feste del vino che si tengono tra l’estate e l’autunno a Rüdesheim, Magonza, Stoccarda, Boppard, Bernkastel-Kues, Friburgo e molte altre località. La tarda estate e l’autunno si presentano quindi come periodi ideali per gli amanti del buon bere e della buona cucina per andare alla scoperta delle regioni enologiche della Germania, tra paesaggi incantevoli e tavole imbandite. Buon viaggio e… alla salute, o Prost, per entrare fin d’ora nell’atmosfera!