Amo molto i piccoli borghi, quelli che tanto spesso paiono sospesi nel tempo. Si tratta per lo più di piccole gemme incastonate in ambienti naturali e in aree poco visitate, al di fuori degli itinerari più battuti e probabilmente proprio per questo sono rimasti quasi intatti. Forse anche troppo.
Qualche lustro fa un’amica mi ha fatto scoprire Labro, in provincia di Rieti. È stato amore a prima vista! Labro è un piccolo comune situato in posizione invidiabile su una collina da cui dominava la via che collegava Leonessa alla conca di Terni incastonato nell’incantevole paesaggio plasmato dai Monti Reatini e dal lago di Piediluco, dal quale si può ammirare la bella rocca trecentesca di Labro. Avvicinandosi, sembra quasi di entrare in un presepe. Naturalmente, i moderni veicoli motorizzati restano fuori dal borgo. Oltrepassando la sua porta si entra in una dimensione nella quale il tempo sembra essersi fermato… Se poi lo si visita in “bassa stagione”, ci si immerge totalmente nella sua atmosfera quasi fiabesca, benché la sua storia ultramillenaria sia piuttosto movimentata. In breve: nel 956 Ottone I di Germania concesse il borgo di Labro ad Aldobrandino de’ Nobili. Nei secoli questo territorio fu molto conteso per la posizione strategica tra il territorio dell’Impero e del Papato e Labro fece da sfondo a numerose battaglie. Nel 1575, Girolamo de’ Nobili sposò Virginia Vitelleschi, l’ultima discendente di questa nobile famiglia dando vita ai de’ Nobili-Vitelleschi. Ma la storia del castello è molto più interessante se a raccontarla sono i loro discendenti, ancora oggi proprietari del castello.
Aggirandosi tra i vicoli a gradoni del paese così ordinato e ben tenuto non si sospetta che Labro, come tanti paesi, nel secondo dopoguerra rischiò il quasi totale abbandono da parte dei suoi abitanti, attratti dalle prospettive di una vita meno faticosa nei centri urbani. La salvezza del borgo si deve a Giovanna Nobili Vitelleschi e al marito Aimeé Vercuisse, belga. Durante un viaggio in Italia, la coppia fece conoscere il paese d’origine di Giovanna a un gruppo di belgi che se ne innamorarono tanto da acquistare numerose case che fecero restaurare con grande passione dall’architetto Ivan Van Mossevele. La cura per i dettagli e l’utilizzo di materiali originali conferisce a questo borgo un’atmosfera autentica e magica, tanto che molte coppie lo scelgono per far da sfondo al proprio ricevimento di nozze. Qualche bottega e negozio di artigianato lungo le sue vie, i gatti seduti sui davanzali delle finestre mentre osservano incuriositi qualche turista che passeggia e scatta fotografie a scorci da libro illustrato… Un piacevole tuffo nel passato, anche nel mio.